giovedì 27 giugno 2013

Benvenuti nel sogno, benvenuti al Gottard Park




BENVENUTI NEL SOGNO, BENVENUTI AL GOTTARD PARK!!!

Spazzaneve

dove
Quando meno te lo aspetti e i tuoi programmi sono tutti rivolti ad una rilassante o avventurosa vacanza sul lago Maggiore… ecco proprio allora, seguendo la strada che da Arona scende verso sud ci si imbatte nel mitico ed unico Gottard Park! Siamo a Castelletto Sopra Ticino, a poche centinaia di metri dove quest’affluente del Po, che separa il Piemonte dalla regione lombarda, inizia la sua lunga corsa verso il fiume più lungo d’Italia.
Descrizione e storia
Il viaggio nella storia dei mezzi
Così si presenta questo museo sul suo sito. Nato per volere di Alfio Gottardo, appassionato di meccanica e tecnologia, oggi il Gottard Park è sorprendentemente una goccia di novità in un mare di abitudini e di routine. Ebbene si, perché nonostante al suo interno ci siano centinaia e centinaia di mezzi ‘anzianotti’, frutto di decenni di ricerche, questo spazio accogliente, che desta ammirazione agli occhi dei più piccini, ma anche dei più adulti, solo in termini di età, è semplicemente qualcosa di innovativo nel suo passato e di curioso nella sua storia.
 
 perché andarci?
Decine, centinaia di mezzi raccolti in un’area vasta, in parte all’aperto e in parte al chiuso! Non ci si può annoiare in questo parco non di divertimenti, ma di continue scoperte tra antichi distributori di benzina, mitici trattori ‘Landini’, Fiat Balilla, rosse camionette dei pompieri, enormi sminatori, motorette di tutte le età, locomotrici di un tempo che fu, barche arenate a cui è stata data una seconda giovinezza, elicotteri e aerei pronti a spiccare il volo, mezzi militari di ogni tipo, biciclette che paragonate a quelle odierne hanno un qualcosa che le fa rimpiangere, carrozze che ci riportano alla nostalgica epoca pre-industriale. Di tutto, di più. Visitare questo museo a cielo aperto è un’esperienza unica, irripetibile, che ci lascia da una parte con uno strano senso di leggera malinconia, dall’altra con la consapevolezza di aver avuto la fortuna di fare un tuffo nel passato, avendo trascorso una mezza giornata diversa dal solito tra enormi giocattoli a grandezza d’uomo e uomini che sanno ancora giocare con ciò che è stato e che un tempo si è creato!   

curiosità
Il parco è suddiviso in aree, è visitabile tutti i giorni da marzo a dicembre e solo il sabato e la domenica a gennaio e febbraio. Il tempo di visita è indicativamente di circa 2-3 ore e il consiglio a tutti è, dopo di aver ammirato i mezzi in esposizione, di catapultarsi sulla pista di go kart a pedali e continuare la giornata tra fatica e tanto tanto divertimento!

Via Sempione, 172 – Castelletto Sopra Ticino (NO)

martedì 18 giugno 2013

Lago Malciaussia: andata e ritorno





MALCIAUSSIA: ANDATA E RITORNO E 100 ANNI DI TAZZETTI


Da qua inizia il paradiso. L’ho sempre pensato. Tutti gli itinerari che dipartono dallo splendido e azzurro Lago Malciaussia (1810 mt), che si trova a 40 chilometri da Torino in Val di Viù, rappresentano qualcosa di unico in quanto a bellezza, natura e immenso senso di solitudine.
Il più affascinante e anche quello più battuto tra le escursioni che andiamo a segnalare è quello che conduce al rifugio Tazzetti dopo due ore e mezza di camminata attraverso un facile sentiero. Il rifugio che si trova a 2642 metri è stato costruito 100 anni fa, esattamente nel 1913 ed ampliato nel 1939 e oggi conta 32 posti letto.
Per gli amanti della montagna e dell’avventura alpinistica in generale, l’escursione non può terminare qua. Infatti questo rifugio è punto di partenza per diverse traversate e ascensioni, tra le più importanti quelle che portano:

*       al Rocciamelone (per il colle della Resta - circa 3 ore – 3538 mt);
*       al vallone du Ribon (Pointe du Ribon – circa 3 ore – 3527 mt);
*       alla Punta del Fort (3 ore e mezza – 3385 mt);
*       al Rifugio Cibrario (traversata - 4 ore e mezza 2616 mt).

Oltre al Tazzetti dal Lago Malciaussia possiamo affrontare diversi sentieri, uno dei quali conduce al vicino Lago Nero, una breve escursione di poco più di un’ora, facile da poter effettuare anche con la presenza di bambini.
E poi per i più allenati il Colle d’Autaret con i sui laghi (a 3071 metri) dopo quattro ore di camminata. Secondo alcuni studiosi qua passò addirittura la sacra sindone nel 1578 e vi è la certezza che questo lunghissimo itinerario era già calpestato in epoca romana. La cosa curiosa infatti è che si tratta dell’unico valico di collegamento con la Francia in cui vi è l’assenza di ghiacciai.
Un ultimo itinerario, ma non per importanza, che vogliamo consigliare è l’anello che ci porta in vetta al Colle Croce di Ferro e al Rifugio Ravetto, a 2558 metri e dopo circa 1 ora e 45 di camminata dal Malciaussia. I panorami sul Rocciamelone e sul lago che si possono ammirare salendo verso il Colle Fenera sono unici, soprattutto se percorsi in autunno con i suoi splendidi colori rossi vivaci.

Gli itinerari a piedi non mancano in questa zona e gli amanti della montagna non possono che ammirare questa splendida vallata confinante con la Francia ricca di rifugi e di ineguagliabili passeggiate ed escursioni per tutta la famiglia.

                         

giovedì 13 giugno 2013

La Certosa di Pavia




GRATIARUM CARTHUSIA
La storia della Certosa di Pavia

dove
Non distante dai confini del nostro Piemonte, in quella magnifica terra che prende il nome di oltrepo pavese, sorge la città di Pavia. E a soli 8 chilometri a nord da questa interessante cittadina della pianura padana si trova uno dei più incredibili monumenti del periodo tardo-gotico italiano, la Certosa di Pavia.
descrizione
Una storia lunga oltre seicento anni! Questo è il biglietto da visita per chi si accinge a visitare la costruzione che nella seconda metà dell’ottocento è divenuta Monumento Nazionale. La meravigliosa facciata bianca, unica nel suo genere, attrae immediatamente il turista che incuriosito si spinge tra gli interni della chiesa e nell’intatto chiostro attorniato dalle case dei fraticelli che qui hanno vissuto e vivono da secoli.
La storia
27 agosto del 1396. In questa precisa data è iniziata la costruzione della Certosa di Pavia da parte del Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, a seguito di un voto fatto dalla moglie Caterina, che avendo perduto la primogenita, aveva promesso che in caso di nascita di un figlio maschio avrebbe fatto costruire una certosa presso Pavia. Nacque un bambino, che poi morì, ma la duchessa mantenne ugualmente la promessa fatta.
I lavori si protrarono per decine di anni, i monaci certosini che all’inizio vi abitarono furono dodici, in totale clausura. A seguito della costruzione del chiostro più grande, passarono ad essere 24. Certosini che furono cacciati nel 1782 dall’Imperatore Giuseppe II. Nel 1798 il monastero passò ai carmelitani fino al 1810, anno in cui, in seguito ai soprusi subiti dalle truppe napoleoniche l’edificio fu chiuso fino al 1843. Successivamente la gestione fu affidata prima nuovamente ai certosini, poi ai carmelitani, mentre oggi l’intero complesso è gestito dai monaci cistercensi del Priorato della Beata Maria Vergine della Certosa Ticinese.
perché andarci?
Per la bellezza del luogo, il silenzio in cui ci si imbatte e la preparazione di chi vi conduce nella storia e nella vita monacale. E poi perché oltre alla Chiesa c’è un mondo da scoprire all’interno della grande struttura, primo fra tutti il Chiostro grande, circondato da ben 24 celle (case), di cui alcune aperte al pubblico che ci permettono di capire come avveniva la vita al loro interno. Ogni casetta è formata da 3 camere ed un  giardino e disposta su due piani… un po’ come le nostre bifamiliari (…ma an po’ pi umide!). Affianco ad ogni ingresso delle celle, contrassegnate tutte da una lettera dell’alfabeto, è presente una minuscola apertura in cui il monaco riceveva il pasto quotidiano nei giorni feriali in cui era prescritta la solitudine.
curiosità
Durante il periodo fascista la Certosa di Pavia fu oggetto di visita del duce in persona, che si recò in tale località nell’ottobre del 1932. Addirittura le cronache sottolineano come il cadavere di Mussolini, avvolto in sacchi di tela, fu ritrovato un anno dopo la sua fucilazione in questo luogo. Questo scandalo fu una della cause dell’allontanamento dei certosini da qua e della conseguente chiusura della Certosa sino al 1949.

Per informazioni www.certosadipavia.com     

  
                                                   

venerdì 7 giugno 2013

Da Airasca a Villafranca Piemonte: dove correvano i binari




DOVE CORREVANO I BINARI
Alla scoperta delle nuove possibili ciclo-rotte




dove
A piccoli passi, lentamente, come piace a noi. Ecco allora che nel momento in cui scopri l’esistenza di una nuova ciclo strada ti chiedi: ma perché non averci pensato prima? Perché è ancor così difficile poter pensare di costruire nuove rotte per i ciclisti, i turisti, le famiglie che hanno solo voglia di trascorrere qualche ora all’aperto facendo un po’ di movimento? Perché si è così lenti nell’accettare la bellezza della lentezza?
Per fortuna, qualche rara volta, le sorprese ci sono. Come in questo angolo di basso pinerolese dove tra Airasca e Villafranca Piemonte è stata adibita a ciclo strada la vecchia ferrovia.
descrizione
Sedici chilometri tutti da pedalare, che tra andata e ritorno fanno segnare al contachilometri oltre trenta chilometri. Trenta chilometri tra campi, natura e l’assenza di auto… un sogno! La bella ciclo strada ha inizio proprio alla stazione di Airasca (ancora attiva) e seguendo le indicazioni si prosegue per Pieve di Scalenghe, Scalenghe, Cercenasco, Vigone, giungendo infine a Villafranca Piemonte tra asfalto e qualche bel tratto di sterrato battuto. Effetto fa vedere lungo la tratta ancora i resti della vecchia ferrovia, comprese le stazioni dei paesi sopra citati, quasi del tutto abbandonate e i vecchi gabbiotti destinati alla manutenzione. Una pedalata completamente pianeggiante per tutti, che in una bella giornata di sole esalta gli splendidi colori della bassa…


La storia
La ferrovia che congiungeva Airasca con Saluzzo fu attiva dal 1884 sino al 1986 ed era lunga 36 Km. Attualmente solo il tratto da Moretta a Saluzzo è ancora attivo, mentre la parte iniziale tra Airasca e Villafranca è stata adibita, come riportato in precedenza, a ciclo strada.
perché andarci?
Perché andarci? Perché è un occasione unica per tutti. Per i ciclisti che vogliono abbandonare per qualche tratto le trafficate e inquinate statali, per le famiglie che possono accompagnare i propri figli a divertirsi all’aria aperta e approfittarne per trascorrere ore insieme tra bici, prati e perché no, anche uno spuntino e per gli amanti della natura che possono pedalare tranquillamente tra itinerari fuori da ogni rotta e paesini poco conosciuti.
curiosità
La ciclo strada attraversa campi, boschi… ma praticamente nessun paesino. Nulla ci vieta di abbandonare per alcuni tratti la nostra strada definita per ammirare i centri delle piccole e belle località piemontesi di Airasca, Scalenghe, Vigone, Cercenasco e Villafranca dove Piazze, Chiese e come sempre un bel po’ di storia sono pronte ad accoglierci!!! E per i temerari e gli amanti della bici giunti a Villafranca si diparte un’altra ciclo strada che ci conduce fino a Cavour, ma questa è un’altra storia!