SALENDO
LA VAL PELLICE
A volte le scoperte sono proprio
dietro l’angolo. Ed è bastata una giornata di sole, un poco di benzina e quella
innata voglia di curiosare per attraversare e amare la Val Pellice, sospesa tra
le valli olimpiche, ma già in odor di cuneese, con una storia fortemente legata
alla religione valdese, unica in Italia, e paesini che meritano di essere
vissuti, passeggiando tra vecchie borgate e un torrente (il Pellice appunto) che
dopo una corsa di quasi sessanta chilometri si getta nel Po in prossimità del
comune di Villafranca Piemonte.
Tappa
Prima – La capitale: Torre
Visitato il Castello di Miradolo, e
oltrepassato il comune di Luserna San Giovanni, di cui mi incuriosisce l’etimologia
del nome derivante dal latino LUCE (durante il Medioevo la Torre del paese
veniva accesa come segnale, da qua il nome Lucerna) mi dirigo verso Torre
Pellice, prima tappa di questo breve viaggio in terra valdese.
La camminata
nel centro del paese è molto piacevole e l’acciottolato che conduce in Piazza
della Libertà, fulcro della comunità, è in leggera salita ma adatto a tutti.
Oltre ad ammirare le case e le chiese, l’attenzione non può non essere attratta
dalla testimonianza valdese ancora molto forte a Torre e nei paesi limitrofi.
Qua ogni anno si tiene alla fine di agosto il Sinodo, la più importante assemblea in cui vengono prese le
principali decisioni nella vita delle chiese.
Il museo è
luogo fondamentale per approfondire la storia, la cultura e soprattutto il
pensiero valdese. Con una documentazione di prim’ordine non si può lasciare
Torre senza prima aver visitato tale realtà, arricchita inoltre da una
biblioteca che conta ventimila volumi. Non può poi mancare una deviazione verso
il Tempio Valdese e la Galleria d’Arte Contemporanea che raccoglie all’incirca
quattrocento opere di scultura e di pittura.
Tappa
Seconda – Il napoletano Guglielmo
La
provinciale 161 si stringe leggermente dopo l’abitato di Torre, ma l’obiettivo
Villar Pellice dista poco più di cinque chilometri. Anche qua è bene
parcheggiare in prossimità della strada principale e godersi il piccolo
abitato… con le proprie gambe. Anche a Villar pellice è presente il Tempio
Valdese, risalente agli inizi del diciottesimo secolo e la bella Chiesa di San
Maurizio. La mia attenzione è però attratta dal monumento eretto in memoria di
Guglielmo (Willy) Jervis, antifascista napoletano, che trovò la morte tra il
4 e 5 agosto del 1944 proprio nella
piazza principale di Villar (oggi piazza Jervis) con altri quattro partigiani.
Le cronache ricordano che il corpo fu lasciato appeso ad un albero per un po’
di tempo e nella sua tasca trovata una bibbia riportante la seguente frase:
Non piangetemi, non chiamatemi povero. Muoio per
aver servito un’idea.
Pronto per
riprendere la mia strada mi accorgo della presenza di un indicazione che mi
conduce ad un’altra piacevole sorpresa: il museo etnografico Crumiére, a poche
decine di metri dalla piazza appena citata, ottimamente allestito in tutti i
suoi ambienti e fedele riproduzione dell’industria del tessile, attività
nevralgica nell’economia della comunità a partire dal XIX secolo ed attiva fino
al 1986, anno in cui il feltrificio fu chiuso per fallimento.
Il
monumento a Jervis
Tappa
Terza – Erano mille uomini
L’aria
frizzante è tipica dei paesini di mezza montagna e per questo anche di Bobbio
Pellice. La mia piccola avventura giornaliera si conclude con la scoperta di
questo piccolo borgo di poco più di 500 abitanti e a 800 metri di altitudine.
Il silenzio è ovunque, quel silenzio che mi porta per un attimo lontano da quel
maledetto traffico settimanale e cittadino. Lascio andare i pensieri e gli
occhi spaziano ammirando le montagne che salutano le vallate francesi
confinanti. Nessun valico comunicante, ma lo splendido Queyras è proprio lì
dietro a pochi chilometri.
Bobbio
Pellice è una tranquilla e pregevole pietra in questa vallata che continuo a
calpestare cercando di scoprire lentamente. Anche in questa località è la
storia valdese a incuriosirmi. Un cartello sulla strada principale ricorda quel
glorioso 27 agosto del 1689, il giorno del grande rimpatrio, quando mille
uomini partirono dalla Svizzera e attraverso le montagne giunsero a Bobbio
Pellice, due anni dopo la loro cacciata, in quanto valdesi. Un cippo di pietra,
il monumento di Sibaud, inaugurato nel secondo centenario dell’impresa, si
trova in un prato a quindici minuti dal paese, una camminata piacevole, che
conduce a questo monumento accessibile tutto l’anno.
Tappa
Ultima – Andata e ritorno
Dopo la suggestiva lettura della
storia dei mille valdesi che fecero ritorno alle loro case oltre trecento anni
fa, mi sento appagato da questa gita giornaliera di fuori porta e un po’ più
ricco culturalmente. Ma ho ancora un po’ di tempo, così decido di sfruttarlo.
Proseguo per la provinciale, dopo Bobbio la strada diventa sempre più stretta, e
raggiungo la deliziosa frazione di Villanova a oltre 1200 metri di altezza. Una
passeggiata è d’obbligo, per ammirare la splendida cornice di montagne, la
deliziosa cascata e quelle case in pietra che parlano di un tempo che fu,
immerse in uno dei tanti paradisi di questa nostra terra.
Da Villanova partono molteplici
escursioni, la più battuta quella che porta al rifugio Jervis (1732 metri e
un’ora e mezzo di cammino).
E’ proprio ora di far ritorno. Durante
la discesa mi godo nuovamente i paesini attraversati, in questa valle che offre
la possibilità di trascorrere ore, o meglio ancora, giorni lieti, sospesi tra
camminate in montagna e la scoperta, attraverso templi, musei, luoghi di culto,
di una storia semplice, a tratti eroica, ma soprattutto vera.
La
frazione Villanova
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