mercoledì 9 dicembre 2015

Carignano, la nebbia dell'antichità


CARIGNANO, LA NEBBIA DELL'ANTICHITA'


“Cosa c’è nella nebbia in Val Padana? Ci son cose che dirle non ci credi. Non ci credi nemmeno se le vedi, a parte il fatto che non le vedi”. E’ la canzone di Cochi e Renato che ti salta in mente quando ti trovi ad affrontare quei tratti di strada a sud di Torino che da Moncalieri vanno per La Loggia, Piobesi ed altri comuni. Poi ad un tratto la nebbia si dirada e spunta improvviso e gentile un paese racchiuso dal sole: Carignano.

Nel nostro capoluogo di regione un luogo fondamentale e molto amato è Palazzo Carignano, che fu sede della prima Camera dei Deputati del Regno d’Italia. Sito nell’omonima piazza che ospita ristoranti e gelati storici oltre al Teatro Carignano, gioiello e monumento della cultura sabauda. Ma tutti questi posti, da dove prendono il nome se non da un ramo di Casa Savoia?

Carignano è un comune che non supera le 10mila anime. E’ un luogo antichissimo, i primi ritrovamenti raccontano di un territorio attivo già nell’Età del Bronzo. Poi il paese ha seguito tutta la storia italiana, dal periodo etrusco al quello romano, per passare dell’epoca longobarda e a quella carolingia. Sono state rinvenute delle vere e proprie necropoli utilizzate sia dai Romani che dai Longobardi in seguito. Carignano, che ha avuto un così importante ruolo anche nel Risorgimento, ha visto un ridimensionamento nella prima metà del Novecento, dovuto ai problemi economici attraversati dal Lanificio Bona. Per questo il fenomeno dell’urbanizzazione si è sentito meno, ma forse, tutto sommato, è meglio così.

Sulla famiglia Bona ci sarebbe da raccontare una lunga serie di cose: la ditta venne fondata da Valerio Massimo Bona, che alla sua morte passò il comando ai figli. Malgrado ciò che si può pensare, i discendenti fecero un buon lavoro, anche se interessati ad altre cose: Lorenzo fu calciatore alla Juventus, mentre la velocità era la passione di Gaspare che in varie occasioni duello con un certo Tazio Nuvolari. La nota familiare e sportiva la si può chiudere dicendo che lo stesso Carignano Football Club militò negli anni Venti nella Prima Categoria (l’odierna Serie A). Il lanificio ebbe grosse magagne con le tassazioni all’Italia del 1935.

Importanti monumenti cittadini sono la chiesa di Misericordia che si affaccia su una piazzetta dove è presente una costruzione alla memoria dei caduti, il Santuario del Vallinotto e la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Ma il posto più caratteristico è sicuramente il duomo dedicato a San Giovanni Battista e a San Remigio (patrono del comune). Fu commissionato a Benedetto Alfieri a metà Settecento e presenta caratteristiche particolari come la forma convessa e la visuale di tutti gli altari dall’ingresso. Il Duomo di Carignano è dunque come dipinto di Andy Warhol, una poesia di Vladimir Majakosvskij, un film di Luis Bunuel: è avanguardia. Inoltre proprio la sua forma convessa fa immaginare che possa essere compimento di un puzzle con Palazzo Carignano, in una sorta di “Pangea dei palazzi”.


Non si può non citare il carnevale, forse il più bello di tutto il Piemonte. E quindi tra antichità ed avanguardia, tra la nebbia si staglia un luogo che ha conosciuto metamorfosi e cambiamenti nel corso dei secoli. La gente locale si è lasciata alle spalle millenni di storia, pronta a riscriverne una nuova. Guccini cantava: “Sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta, ma la gente che ci andava a bere fuori e dentro e tutta morta”. Ma quale morta? All’ osteria del Fuoriporta di Carignano la gente è viva e vegeta e pronta a portare questa vitalità anche al prossimo, per un paese sorprendente ed ancora con molti misteri che lo rendono impossibile da non visitare.

mercoledì 2 dicembre 2015

Lassù, dove padroneggia la torre dei segnali!



LASSU’, DOVE PADRONEGGIA LA TORRE DEI SEGNALI!

Estate 2015. Quella calda. Troppo calda.
Ora di pranzo.
L’ora più calda del più caldo luglio degli ultimi 200 anni.


Dove sono? In un luogo fresco? Macché, nemmeno oggi voglio sapere di fermarmi. Devo andare, scoprire, come sempre, e nonmiimporta se il termometro in questo martedì di mezza estate segna  39 gradi. Mi trovo nel Basso Monferrato, in questa meravigliosa terra che ogni giorno che passa si fa scoprire sempre un pochettino di più. Ho lasciato la provincia di Alessandria da forse un quarto d’ora e sono tornato a girovagare, solo, per le colline monferrine sotto questo sole scottante. In giro nessuno, tutti a casa a cercare refrigerio e forse a preparare una fresca e salutare insalata. Io sono qua, in questo parcheggio di Viarigi, località di nemmeno mille anime, che mi ha attratto per quell’imponente torre che ho potuto scorgere dalla strada che qua mi conduceva e non per ultimo, dal magnifico panorama che da qua si può ammirare, in particolare verso la vicina Montemagno, ma questa è un’altra e futura storia.

La meta è là. Lassù. Ancora lontana, se penso alle mie gambe stanche, alla camminata, in salita, che mi aspetta e alla calura che si fa sempre più intensa. Ma non demordo e spinto da quella visione di poco prima affronto i chilometri che mi separano dalla ‘Torre dei Segnali’. Così si chiama il monumento che domina questa collina in provincia di Asti. E da qua, ancora una volta, mi sembra si possa dominare il paesaggio circostante, il mondo intero.Quel blu intenso del cielo di luglio, ben si scontra con il verde ed il giallo di queste terre. Il silenzio è interrotto solo dall’abbaiare di qualche cane, irritato dai miei passi che non gli permettono di riposare in santa pace in questo giorno così caldo anche per loro. E poi io, nient’altro, come faccia a trovarmi e ritrovarmi in alcuni luoghi solo e felice è difficile da dire e le sensazioni che si provano impossibili da trasmettere.
Percorro lo stretto viale, o meglio il sentiero ben battuto e circondato da un verde intenso, che mi portano a ridosso della ‘mia’ Torre. Un tempo su questa asperità sorgeva il castello, che oggi non c’è più, distrutto probabilmente nel 1316 dagli alessandrini in lotta con il Marchese del Monferrato. Oggi come detto sorge la Torre detta ‘dei Segnali’, simbolo del paese, riportata anche sullo stemma di quest’ultimo e che ha avuto per anni l’importante funzione di posto di avvistamento!

La osservo dal basso, con i suoi 25 metri di altezza e i suoi 5 piani è una delle torri in mattoni meglio conservate che ho potuto vedere nei miei corti e lunghi viaggi per il mondo.
Dalle ceneri del castello ai giorni nostri. Settecento anni di storia, di vita, di lotte. La osservo ancora un po’, presenta finestre monofore e ai suoi piedi, lateralmente si può scorgere il fabbricato del corpo di guardia. La proprietà fu di molti, così come molti furono i rimaneggiamenti, restauri che subì tale opera, ma poco importa, anche in questo caso si tratta di uno dei tanti monumenti da vedere, perché oltre ad essere il simbolo di questo incantevole paesino dell’astigiano, la Torre dei Segnali potrebbe diventare un importante tappa del circuito del Monferrato. Una sosta è d’obbligo, magari non in uno dei giorni più caldi della storia dell’umanità…


Alcune info per chi volesse visitare l’interno della Torre dei Segnali (consultare sempre prima i vari siti internet ad essa dedicati)

Apertura: tutte le domeniche da aprile ad agosto dalle 15 alle 18:30 – Ingresso libero!