mercoledì 17 aprile 2013

Il Castello di Miradolo





Il Castello di Miradolo
San Secondo di Pinerolo (TO)



Oggetto di un continuo ed importante progetto di restauro, il Castello di Miradolo si trova nel comune di San Secondo di Pinerolo, a pochi chilometri dalla cittadina capoluogo della Val Chisone.
Utilizzato attualmente per mostre, eventi, concerti, oltre ad essere un imponente struttura dal gusto neogotico, è caratterizzato da un vasto parco di 6 ettari che ospita al suo interno oltre 1700 alberi di 70 specie botaniche diverse. Passeggiando al suo interno, in qualsiasi periodo dell’anno, il visitatore viene attratto dalla varietà della vegetazione, dai sentieri che seguono fedelmente il perimetro della struttura e dalla presenza di innumerevoli corsi d’acqua. 

Il castello, appartenuto alla famiglia Macello (nome cambiato poi in Massel), tra i maggiori proprietari terrieri della zona, ha una storia molto particolare. Quando nel 1866 la marchesa Teresa sposa Luigi dei conti di Cacherano di Bricherasio, porta in dote quella che era conosciuta come “cassina” di campagna, e il conte come dono di nozze la fa trasformare in una vera e propria residenza nobiliare. Il secolo che seguì portò ad ulteriori migliorie della struttura fino a quando nel 1950, a seguito della morte dell’unica erede della casata Massel, Sofia, il Palazzo fu destinato prima ad essere una casa per esercizi spirituali e un ricovero per anziani, poi abbandonato definitivamente fino agli anni 2000.

Ed è solo grazie all’intervento di alcuni privati della zona, che a partire dal 2007, il Castello di Miradolo ha conosciuto una seconda giovinezza, con opere di restauro che continuano incessantemente ancora ai giorni nostri. La Fondazione Cosso ha permesso così di riaprire il castello al pubblico nell’autunno del 2008 e da allora si sono susseguite mostre di importanti pittori, concerti, convegni. Il Castello di Miradolo fa parte del circuito museale della Regione Piemonte e il parco dell’elenco dei giardini storici della regione stessa. 

L’augurio è quello che l’attività iniziata in questi anni possa continuare nel tempo e venga tenuta viva una delle tante splendide strutture storiche di cui disponiamo e che grazie alla caparbietà e all’amore di alcune persone per la propria terra, rinascono, permettendo così a noi visitatori di ammirare un’altra piccola perla della nostra infinita storia.

    
Per maggiori informazioni e news sulle mostre e le aperture al pubblico:
Castello di Miradolo - via Cardonata 2 - 10060 - San Secondo di Pinerolo (Torino)

           

La battaglia delle Chiuse




La battaglia delle Chiuse


La famosa ‘Battaglia delle Chiuse’ si svolse all’imbocco della Valle di Susa, esattamente tra i contrafforti del Monte Pirchiriano, dove sorge la Sacra di San Michele, e il Monte Caprasio, conosciuto meglio come Rocca Sella. Proprio in queste zone nel 773 d.C. ebbe luogo una battaglia dagli esiti molto rilevanti dal punto di vista storico. I Franchi guidati da Carlo Magno sconfissero i Longobardi del condottiero Adelchi, figlio dell’ultimo re longobardo Desiderio, in un evento ricordato e raccontato anche da Alessandro Manzoni nella sua celebre tragedia, l’Adelchi appunto.

Fu una vittoria che ebbe ripercussioni non soltanto sul piano locale, ma sull’intero Occidente. Innanzitutto terminò il lungo dominio longobardo, poi un cambiamento significativo si ebbe all’interno della Chiesa, dove l’allora Papa Leone III, appoggiato da Carlo Magno, pose le basi per affermare il proprio ruolo come capo della Spiritualità. Da quel momento nacque il mito dei Franchi, quali paladini della Cristianità, che influenzò non poco la letteratura italiana dei secoli successivi, in particolar modo, oltre il già citato Manzoni, quella di Ludovico Ariosto.

Luogo fondamentale della battaglia e della vittoria franchigena fu l’Abbazia di Novalesa, dove i Franchi sostarono e riposarono. Un punto strategico che Carlo Magno adottò come quartier generale. Venne aiutato dal monaco Frodoino e tra i due nacque una sincera amicizia, tanto che Carlo Magno dopo essersi fatto incoronare a Roma, tornò a Novalesa e consegnò all’abate il figlio Ugo, affinché ne facesse un buon monaco. Frodoino venne beatificato e fatto santo! Santo che si festeggia il 10 del mese di maggio.
Inoltre, tra i monti Pirchiriano e Caprasio sorge, su una piccola altura tra i comuni di Caprie e Condove, il Castello del Conte Verde. Benché non ci siano documenti che certifichino il suo utilizzo nella battaglia, al suo interno, il castello, ormai diroccato, contiene un masso erratico su cui vi è riportata la seguente frase:


"Su questo dosso roccioso plasmato nei millenni dal ghiacciaio quaternario valsusino Carlo Magno Re dei Franchi sostò coi suoi condottieri nel 773 d.c. dopo la battaglia delle Chiuse d'Italia che pose fine al secolare regno dei Longobardi e segnò l'inizio del Sacro Romano Impero".


La battaglia delle Chiuse viene ricordata nella rassegna culturale provinciale “Voci Antiche”. In questo ambito si può rivivere il periodo medievale attraverso una bella rievocazione storica. Al centro di questa rievocazione vi sono le “Taberne gastronomiche” con deliziosi piatti dell’epoca. Rappresentazioni teatrali, molta musica e giochi di ogni tipo e per ogni età rendono unica l’atmosfera che si respira una volta l’anno, nel mese di giugno, nella piccola cittadina di Chiusa San Michele.

Fossano: alla scoperta di una delle "Sette Sorelle"





Fossano: alla scoperta di una delle ‘Sette Sorelle’

Il Castello
Difficile a volte risalire all’etimologia di un nome. Ancor di più se quel nome è riferito ad una città il cui primo insediamento risale addirittura all’800 a.C. Eppure ‘Fossano’ potrebbe proprio derivare dalla parola fossato, in piemontese “fossà”, da cui fossan, ‘abitante del fossato’. Anche se l’ipotesi che avanzano alcuni storici è un’altra, ovvero che il nome derivi da “fons sana”, ad indicare la presenza nelle vicinanze di una sorgente d’acqua potabile.
Nome a parte, Fossano è tra le città più rilevanti della ‘provincia granda’, fa parte delle cosiddette ‘Sette Sorelle’, le città più importanti del cuneese, insieme al capoluogo stesso, Alba, Bra, Mondovì, Savigliano e Saluzzo.
L’anima di Fossano è nel suo antico volto medievale. Ma il cuore batte tra le vie del centro storico, tra palazzi nobiliari e chiese barocche. E chi per la prima volta entra in città non può rimanere che affascinato dall’edificio simbolo, orgoglio dei fossanesi e non solo, l’imponente CASTELLO DEI PRINCIPI DI ACAIA.
Portato a compimento in soli 8 anni (tra il 1324 e il 1332) per volere di Filippo d’Acaia, potente feudatario del ramo cadetto dei Savoia, la costruzione inizialmente era una Fortezza composta da quattro poderose torri a pianta quadrata, un fossato presente su tre lati verso la città e una ‘scarpata’ giardino fortificata verso la pianura.
Estintosi il ramo degli Acaia, nel 1418, con Amedeo VIII il castello si trasformò in una Residenza Signorile. In questo periodo venne realizzata l’Aula Magna o Sala del Trono (con soffitto a cassettoni), l’alloggio del principe, la cappella, le cantine, la quinta torre destinata alle cucine, numerose nuove finestrature e soprattutto il caratteristico cortile interno con porticato a colonne su tre lati, in marmo bianco.
Molti furono i personaggi che risedettero al suo interno, come la famosa duchessa di Milano Bona di Savoia: si racconta che la sua salma, rimasta insepolta per molti giorni, fu trasportata via dal castello di notte, accompagnata da due soli nobili con i ceri accesi e seppellita forse nella Chiesa di San Giovenale. La leggenda narra che l’anima della vedova del crudele Galeazzo Sforza aleggi ancora oggi, nei camminamenti di ronda e nelle stanze più dimenticate delle torri.
Nel corso dei secoli il castello venne utilizzato per diversi scopi, nel seicento come carcere, in cui vennero rinchiusi i Valdesi della Val Pellice perseguitati per motivi religiosi e politici, mentre nell’ottocento fu sede della Scuola Superiore di Veterinaria.
Oggi il Castello dei Principi d’Acaia ospita la splendida, ricca e vitalissima biblioteca, l’archivio storico e ha sale utilizzate in caso di mostre, congressi e attività culturali.

l’anima medievale…

Lasciato il castello non abbiamo che l’imbarazzo della scelta su cosa visitare, le vie che da qui partono ci conducono nel cuore vivo della realtà cittadina, quel cuore medievale che trova nitide testimonianze nella CHIESA DI SAN GIORGIO, la più antica della città, edificata nel XIII secolo nel più antico terziere, il “burgus vetus”. Il fascino di San Giorgio deriva dal fatto che racchiude in sé le tracce di tutte le epoche che Fossano ha attraversato, con la sua facciata tipicamente barocca, la sacrestia e le sue colonne del ‘400, il campanile seicentesco, l’abside con i suoi affreschi di inizio Novecento. Un tuffo nella storia fossanese, dalla romanità ai giorni nostri.
Sempre di epoca medievale è la CHIESA DI SANTA MARIA detta ‘DEL SALICE’ per l’ipotetica presenza di quest’albero.  Costruzione del XIII secolo, in origine possedeva ben 17 altari e conserva al suo interno ancora tracce di antiche testimonianze pittoriche sulle colonne di sostegno della navata centrale. La CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA, oggi sconsacrata, ospita interessanti opere superstiti e soprattutto è divenuta un importante centro utilizzato per le esposizioni di artisti locali emergenti.

…e quella barocca

La CATTEDRALE DI FOSSANO è invece di altro periodo. Consacrata infatti nel 1791, la Chiesa, dall’imponente facciata neoclassica, ha al suo interno opere di importanti artisti come il Claret e il Boetto. Il campanile risale al periodo quattrocentesco, durante il XVII secolo venne aggiunto a quest’ultimo una cuspide ottagonale particolarmente raffinata che ne slanciò l’aspetto.
Sempre di epoca settecentesca è la CHIESA DI SAN FILIPPO al cui interno spicca il barocco nelle sue forme più spettacolari: affreschi illusionistici dei fratelli Pozzo e del  Milocco, tele del Taricco e del Gambera, oltre a preziosi lavori di intarsio e doratura dei cori lignei e dell’organo.
Uno degli edifici più suggestivi del ‘barocco piemontese’ è la CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITA’ (Battuti Rossi) consacrata nel 1737 su progetto del monregalese Francesco Gallo con decorazioni interne dei fratelli Pozzo, del figurista Milocco e del quadraturista Dallamano. Oltre a quella dei Battuti Rossi, che si occupavano degli infermi, a Fossano esistevano altre due confraternite, quella dei Battuti Neri, i quali assistevano i carcerati e i condannati a morte e che avevano sede presso la CHIESA DELLA MISERICORDIA e i Battuti Bianchi, che avevano l’allora arduo compito di raccogliere denaro per riscattare i cristiani rimasti prigionieri dei mori e dei turchi. I Battuti Bianchi risiedevano nella CHIESA DEL GONFALONE.

il miracolo di Cussanio

In una delle tante frazioni di Fossano, a Cussanio, racconta la tradizione che nel maggio del 1521 la Vergine Maria apparve al signor Bartolomeo Coppa, uomo di bassa statura, deforme, sordo e muto sin dalla nascita. Miracolosamente guarito, Coppa invitò tutti i suoi compaesani alla penitenza e questi, in occasione di una pestilenza iniziarono a recarsi in pellegrinaggio sul luogo dell’apparizione, dove venne costruita una cappella.
Oggi sorge un Santuario, con al suo interno importanti tele di Claret e Beaumont, luogo di fede e devozione molto forte, e che ogni anno è meta di migliaia di pellegrini.
  
Tra ricchezza e nobiltà

Non solo Chiese, ma anche Palazzi. Palazzi storici, nobiliari, medievali. Palazzi raccolti soprattutto attorno alla ‘Via Maestra’, Via Roma, luogo di mercato, palcoscenico di magie, teatro di rievocazioni storiche. Di notevole pregio e interesse il Palazzo Comunale, Palazzo Santa Giulia, appartenente a una delle dodici famiglie fondatrici di Fossano, i Santa Giulia per l’appunto, Palazzo Crotti di Coazze, Palazzo Bava di San paolo e Palazzo del Comandante.

La Giostra de l’Oca

Ogni penultima domenica di giugno Fossano rivive l’emozione del palio dei Borghi. Si tratta della rivisitazione di eventi storici e di fatti realmente accaduti e documentati, particolarmente significativi per la città e la sua storia.
Al centro della rievocazione, l’esibizione degli sbandieratori, il corteo dei costumanti, la gara degli arcieri e la corsa dei cavalli. I cavalieri si sfidano in una gara di velocità e abilità: al terzo giro del percorso allestito in piazza Castello afferrano una spada sistemata a lato e cercano di colpire un’oca (di polistirolo) posta in un cesto a terra. Il primo a tagliare la testa all’oca è il vincitore. Gli arcieri tirano, invece, contro un bersaglio di oche (sempre in polistirolo) in movimento. I punteggi di arcieri e cavalieri si sommano per l’assegnazione del palio.
La festa prosegue poi lungo la ‘via maestra’ con la ricostruzione di antiche botteghe artigiane e l’assaggio di saporiti piatti preparati seguendo le ricette di un tempo. E la sensazione di compiere un tuffo nel passato è rafforzata anche dalla partecipazione di artisti, di cantastorie e di musici.

Due passi in… periferia!!!

Guai lasciare la città senza alzare in alto lo sguardo. Oltre la Stura, oltre le Chiese, oltre i Palazzi,  oltre la campagna circostante. Ed ammirare in tutta la sua magnificenza, magari passeggiando in Via Mellano, dai fossanesi conosciuta come il “gir dla lingera”, in allusione all’ottocentesca casa di meretricio che si affacciava sulla strada, le splendide Langhe e le Alpi Marittime. E poi continuando a camminare voltare gli occhi dal lato opposto e rimanere incantati dalla maestà del Monviso fino a giungere alle vette della Valle d’Aosta. Un paesaggio, uno scenario sconfinato, uno straordinario e colorato quadro da portarsi a casa per essere osservato nelle grigie giornate, rimembrando di questa storica città, silenziosamente adagiata nella pianura piemontese.