venerdì 27 giugno 2014

Quella punta della Val Sangone.... a spasso sul Robinet!



QUELLA PUNTA DELLA VAL SANGONE… A SPASSO SUL ROBINET!


Dove
Quando il caldo estivo non sembra volersi placare. Quando una passeggiata in montagna è il premio per una lunga settimana lavorativa. Quando nell’indecisione di trascorrere qualche splendido giorno di vacanza si trascorre troppo tempo proprio nel pensarlo… arriviamo noi, con i nostro consigli, i nostri vissuti, i nostri spiragli di libertà, beato vivere, spensieratezza.
E i motivi che questa volta ci hanno spedito fin quassù, sono i più diversi, freschezza, contatto con la natura, accoglienza, eroismo e sana pazzia. Quest’oggi abbiamo voluto scalare tutti i 2679 metri (non siamo partiti da 0 eh!!!) e arrivare fin quassù, dove l’aria riempie i polmoni di salute e carburante naturale, dove la stanchezza svanisce alla vista di uno stambecco venuto a darci il benvenuto, dove anche i più scettici e disfattisti all’arrivo non hanno potuto che ringraziare per un’esperienza affascinante, stancate, ma soprattutto da ricordare. Tutto questo è il Monte Robinet, in Val Sangone, luogo mistico e allo stesso tempo realmente primitivo.

Descrizione e Storia
Il Monte Robinet si trova nella stupenda Val Sangone e fa parte del comune di Coazze. Viene
considerato il monte che ‘chiude’ la Valle e che fa da spartiacque tra le vicine valli di Susa e Chisone.  La camminata che porta fin quassù attraversa l’intero vallone della Balma. Il punto di partenza è fissato solitamente a borgata Molè (circa 900 mt di altezza), e dopo circa una camminata di 1 ora e mezza per i più allenati, due ore, due ore e trenta per gli umani si giunge al Rifugio Balma (mt. 1986). Da qua un sentiero ci porta in vetta, dopo altre circa due ore e 700 metri di dislivello. Il paesaggio che attraversiamo è tipicamente montano, contornato da piccoli ruscelli, natura più rarefatta verso la vetta e mucche al pascolo nei periodi estivi. 

Perché andarci
Il senso di libertà e lo sguardo che volge verso la piana sottostante e ancora più il là verso il capoluogo, sono spunti da prendere in considerazione per una passeggiata in questo angolo della Val Sangone. Il resto è dato dalla lentezza, dai pensieri che catturiamo e abbandoniamo ad ogni passo, perché il costante salire ci permette di essere felici, noi stessi e per qualche ora lasciamo le incombenze quotidiane su di un altro pianeta che in questo splendido scorcio coazzese non trovano proprio spazio.
E poi il traguardo… in vetta è stata eretta nel 1900 una cappella dedicata alla Madonna degli Angeli. Qui si trova anche un piccolo bivacco di 5 posti letto con corrente elettrica.

Curiosità
Per chi si accinge a raggiungere la vetta, tappa obbligata del percorso è dato dal Rifugio Balma, inaugurato nel 1985 e costruito su un vecchio alpeggio. Qua si può trovare posto per dormire e ristoro. Il rifugio è aperto nel mese di agosto tutti i giorni e nei fine settimana nel periodo estivo.
Non ci resta che preparare lo zaino e metterci in cammino… ciò che ci attende è un’altra bellissima pagina della nostra esistenza che varrà la pena di raccontare...

BUONA CAMMINATA!!!


giovedì 19 giugno 2014

Il forte di Exilles



IL FORTE DI EXILLES


Dove
Mille motivi per trascorrere una o più giornate in Valle di Susa! Mille e più se vogliamo! Dalla maestosa e mai troppo decantata Sacra di San Michele ad un’escursione al Collombardo, da una sciata sulla Via Lattea al relax offerto dall’incontaminata natura dei Laghi di Avigliana. Ogni luogo, ogni monumento, ogni Chiesa… un simbolo. E un simbolo, non solo di questa magnifica valle, ma dell’intero Piemonte è il Forte di Exilles. Imponente, inavvicinabile, inespugnabile. Ed insieme a Vinadio e Fenestrelle uno dei complessi fortificati più noti e grandi della Regione. Superata Chiomonte, giungendo da Susa, non si può che rimanere affascinati da ciò che scorgiamo lungo la strada, curva dopo curva, con l’avvicinarsi di questo incredibile complesso adagiato a pochi chilometri dai confini francesi.

Descrizione e Storia
La storia del Forte attraversa secoli e battaglie. Addirittura si parla di una prima fortificazione nel ‘600, che venne poi distrutta dai Franchi. Poi dal 1155 a vivere e comandare su questo possedimento sono i Bermond, signori di Besancon.
I primi veri lavori di ampliamento ci portano però alla fine del XV secolo, sotto l’egemonia di Carlo
VIII, anni in cui viene allargata la porta principale, per permettere ai cannoni di varcare la soglia e anni in cui vengono arruolati diversi valligiani con il compito di difendere il forte stesso. Diversi avvicendamenti tra i francesi e la casata dei Savoia. Poi due secoli di guerre, occupazioni, passaggi di consegna. Bisogna attendere il trattato di Utrecht, trattato che prevede che la Valle di Susa entri a far parte a tutti gli effetti del neonato Regno di Sicilia per vedere nuovamente regnanti italiani a difendere la zona.Sono questi decenni d’importanti lavori di rafforzamento e di ampliamento che portano Exilles ad essere considerato un gioiello di arte militare.
L’ottocento è caratterizzato dalle volontà di Napoleone, che vuole la demolizione della Fortificazione (Trattato di Parigi) e solo a seguito del famoso Congresso di Vienna del 1814, l’area torna nella mani dei Savoia. Ci vogliono 11 anni per ricostruire ciò che è stato danneggiato e distrutto.
La vita al forte continua sino al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1943 viene abbandonato definitivamente e lasciato in mano ai vandali che distruggono e rubano tutto ciò che ne è rimasto. Solo nel ’78 la Regione Piemonte ne acquisisce l’usufrutto dal demanio militare. Ripartono opere di restauro e soprattutto di recupero. Il complesso viene aperto al pubblico nell’estate del 2000,

Perché andarci
Oggi il forte è perfettamente conservato, agibile e ottimamente gestito. Un ascensore permette di salire dal parcheggio sino all’ingresso e ritrovarsi così in pochi minuti nel cortile principale. Inoltre al suo interno si può ammirare il museo delle Truppe Alpine e poi nel Bastione Diamante è presente un allestimento che racconta la storia del Forte. Ottime le visite guidate che permettono al visitatore di avere una visione a 360° di quella che era l’atmosfera vissuta nel corso dei secoli al suo interno.

Curiosità
Si narra inoltre che nelle carceri sia stato recluso per 6 anni la famosa Maschera di Ferro. E’ una leggenda, ma le leggende nascondono sempre un fondo di verità…
Di certo è un fatto reale che Exilles è stato anche un set cinematografico. Mario Monicelli al suo interno vi ha girato nel 1984 il film Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno!


venerdì 13 giugno 2014

Lo specchio del Lago della Rossa



LO SPECCHIO DEL LAGO DELLA ROSSA


Dove
C’è un luogo, nascosto, ma non troppo. Forse non troppo conosciuto, al di fuori dei valligiani. E questo è un vero peccato! Perché, chi è stato almeno una volta sulle sponde del Lago della Rossa, ha ancora negli occhi quella distesa azzurra, nei giorni di sole, e grigia, nei giorni nuvolosi, difficile da cancellare. Stupendo lago alpino a oltre 2000 metri altitudine che solo le buone gambe permettono di raggiungere. Solitudine, libertà (quella vera), immensità. Questi sono solo alcuni degli stati d’animo percepiti lassù!

Descrizione e Storia
Luglio, agosto e settembre. I tre mesi migliori per inerpicarsi in questo magnifico paesaggio, fatto di tanti piccoli paesaggi. Usseglio, il comune di partenza. Questo paesino che poco più di 100 anni fa contava quasi 3000 anime e oggi poco più di 200. Con l’auto si giunge in frazione Villaretto e si prende la strada a destra che porta alle case del Castello. Per intenderci, lo stesso percorso per il famoso rifugio Cibrario. Si può proseguire fino a quando una sbarra blocca l’accesso alla salita. In questo preciso punto siamo costretti ad abbandonare la nostra auto e fare affidamento solo sulle nostre gambe… pronte per una bella impresa che ci porterà ai 2718 metri del lago!
La prima parte della salita non è nient’altro che la strada privata dell’Enel ricca di molteplici tornanti. La salita è lunga, ma costante, fino a quando non si giunge ad un tratto pianeggiante e superata una galleria si arriva al primo lago, non il nostro obiettivo odierno, ma al bel Lago della Torre. Giunti in questo luogo è possibile vedere la centrale elettrica ed un breve tratto della ferrovia Decauville ci ricorda il collegamento con il lago Malciaussia.
Ma non è tempo di fermarsi, di arrendersi! La docile e larga via ora lascia spazio ad un vero e proprio sentiero e paesaggio di montagna. L’aria ai duemila metri e più è fresca. La camminata dolce e silenziosa, la meta vicina. Dal Lago della Torre poco più di un’ora ci separa dal Bivacco San Camillo e quindi dal Lago della Rossa!

Perché andarci
Giunti in cima, lo sguardo non può che perdersi in questo splendido specchio d’acqua. Vedere il riflesso di chi stanco è riuscito ad arrivare fin qua, in questo piccolo scorcio paradisiaco della valle. Scattare una foto, prima di tuffarsi nel proprio salutare pranzo al sacco consumato in qualche anfratto riparato dal gelido vento che soffia da queste parti. Una piccola impresa personale è stata porta a termine e pronta per essere raccontata dall’alto di tutti i duemilasettecento metri di altitudine.

Curiosità
Per i più pigri, ma soprattutto per tutti, il primo sabato di agosto, in occasione della festa al Lago, è possibile giungere fino al primo Lago della Torre con delle navette messe a disposizione dall’Enel per tutto il giorno. E’ un’occasione unica per ammirare questo splendido angolo delle valli di Lanzo, anzi dell’intero territorio!


giovedì 5 giugno 2014

Ma che scarpe porti?



MA CHE SCARPE PORTI?


Dove
Talvolta ci si chiede cosa ci spinga ad azionare il nostro motore interiore che ci permette di camminare, conoscere, approfondire. Per ognuno di noi la risposta potrebbe essere diversa, ognuno ha passatempi differenti, è cresciuto in un contesto personale. Ma sicuramente una risposta comune potrebbe essere la curiosità. E’ la curiosità in qualcosa che orienta, dirige, permette di vivere un’esperienza piuttosto che un’altra. E’ la curiosità che ci porta a scoprire, osare, fare un passettino più in là verso l’ignoto o semplicemente verso ciò che non conosciamo del tutto. E la curiosità mi ha portato in una fredda giornata di dicembre a fermarmi in una tranquilla e accogliente cittadina lombarda in provincia di Pavia, Vigevano! E mi ha permesso inoltre di ‘danzare’ tra le sale del Castello Sforzesco ammirando tra le altre cose il suggestivo e unico Museo della Scarpa.

Descrizione e Storia
Il Museo Internazionale della Calzatura Pietro Bertolini nasconde al suo interno una sorpresa dietro l’altra. Voluto fortemente dal vigevanese Luigi Barni, fu dedicato a Pietro Bertolini, il primo donatore di una importante collezione di calzature provenienti da tutti e cinque in continenti.Il museo ripercorre soprattutto la storia della scarpa e dell’economia della zona, basata da secoli sulla progettazione e produzione della calzatura. Addirittura il primo esempio di scarpa ritrovato a Vigevano risale alla fine del XIV secolo!!!
La galleria e le sali espositive ci permettono di ammirare in tutto il suo splendore questo museo suddiviso principalmente in tre sezioni: quella storica con esempi di scarpe dal XV secolo ad oggi, quella etnografica, con calzature appartenenti a diverse etnie e quella delle curiosità, dove non possono mancare attrezzi e strumenti del vero artista… il ciabattino!

Perché andarci
Ed infine è difficile non essere curiosi di vedere che tipo di scarpe hanno indossato personaggi famosi. Qua è conservata gelosamente la pianella appartenuta a Beatrice d’Este (1490), ma anche le scarpe portate da Papa Pio  XI e Benito Mussolini, per citarne alcuni. E poi è bello perdersi e allo stesso tempo soffermarsi sulle più di 400 calzature presenti!

Curiosità
Tutto questo a pochi passi dalla meravigliosa piazza Ducale di Vigevano, quest’ultima, conosciuta anche, come capitale della calzatura. Sono nati infatti qua il primo calzaturificio industriale nella seconda metà del’800, la prima azienda italiana per le calzature nel 1901 e… le prime scarpe da tennis realizzate in gomma negli anni ’20. Ed è addirittura negli anni dopo la guerra che Vigevano conosce in tal senso una crescita esponenziale, basti pensare che negli anni 50/60 si producevano oltre 20.000.000 di paia di scarpe in un anno!
Che dire, non ci resta che metterci in viaggio verso questa deliziosa cittadina, ma prima di entrare al museo non possiamo non soffermarci in piazza Volta ed onorare… il Monumento al Calzolaio d’Italia!!!