giovedì 30 maggio 2013

Montiglio Monferrato: Un comune per tre tesori - parte 2




UN COMUNE PER TRE TESORI – parte 2

SCANDELLUZZA & COLCAVAGNO


Nulla è meglio di un’abbondante colazione prima di cominciare la giornata, soprattutto se si tratta di una colazione astigiana in un ottimo B&B immerso tra le colline. Il tempo è perfetto, splendido, prima di partire controllo che tutto sia in ordine. Ci siamo, ridiscendo con il mio passo lento in località Stazione per poi prendere la provinciale 86 e dirigermi verso il mio primo obiettivo giornaliero: Colcavagno. La prima cosa che mi colpisce del paese è che sembra quasi che questo piccolo borgo si nasconda tra gli alberi, vergognandosi di farsi scoprire. Ma la bellezza e la solitudine della strada che mi conducono verso il centro sono qualcosa di magico e da vivere appieno.
Giungo così dopo una lunga camminata alla piazza del Municipio e quindi ad un incrocio. Decido di prendere verso sinistra ed arrivo a ridosso del castello di Colcavagno, un’imponente struttura a quattro piani del diciottesimo secolo la cui apertura avviene solo stagionalmente e solitamente dal mese di giugno, ma difficilmente in settimana. Peccato. Nonostante ciò scatto qualche foto, prima di dirigermi verso la chiesa parrocchiale Santi Maria e Vittore. Sono fortunato, è aperta! Entro all’interno, il contrasto tra la luce del giorno e l’oscurità dell’interno per un attimo non mi permettono di godere della semplicità e del silenzio che avvolgono quel luogo.
Quando esco percorro la strada che costeggia l’edificio religioso e vengo attratto dall’abside che in tutta la sua bellezza volge verso la valle Versa. Subito dopo mi incuriosisce una struttura con una piccola torre bianca. Chiedo ad un passante che mi dice trattarsi di un edificio del settecento che attualmente ospita la canonica.
Il mio breve ma intenso viaggio non è ancora finito, perché proprio su indicazione di quel passante, mi reco nel cimitero, dove con mia sorpresa, in quest’altro luogo avvolto dall’assoluta assenza di vociare e rumori, sorge una piccola chiesa romanica del millecento.


Qualche minuto di riposo meritato, soprattutto per l’ora calda che si fa sentire e la necessità di acqua per poter continuare. Quando riprendo sono da poco passate le undici del mattino. Mi rilasso, godendomi quel panorama fatto di gialli campi intorno a me. I minuti passano, ma mai come ora mi rendo conto di quanto la lentezza del viaggiare e soprattutto dell’assaporare le cose possano rivelarsi così salutari ed energetici.
Scandelluzza è un altro piccolo ma incantevole borgo arroccato su di una collina. Da qua posso ammirare sul poggio di fronte a me Murisengo, altro paesino, ma già nell’alessandrino. Sono esattamente al confine tra le due province piemontesi. Oltrepasso un arco ed entro nel centro storico del paese ammirando prima la chiesa di San Rocco, poi il palazzo del conte Serramandio ed infine salendo sino in cima al paese la Parrocchia di santa Maria del Rosario, al cui interno è conservata una tela del Moncalvo. Anche qua oltre a fare qualche foto, in particolare alla statua di Santa Maria incastrata in una nicchia al centro della facciata, spazio nel paesaggio attorno, contemplando a 360° quel meraviglioso luogo.


Ma non posso lasciare Scandelluzza prima di aver visitato ciò che mi ero prefissato, ovvero la chiesa romanica di San Sebastiano e Fabiano e il piccolo borgo di Rinco. Entrambi si trovano al di fuori del paesino.
La chiesa, sulla strada che conduce a località Bricco e poi scende a Murisengo, si trova in prossimità di un cimitero poco fuori dell’abitato ed è una perla tra le colline. Perfettamente conservata possiede all’interno affreschi del 1440: Cristo incorniciato in una mandorla ed attorniato da figure di santi e simboli degli Apostoli.

           
Non mi resta che dirigermi verso Rinco e qua rimango estasiato dalla bellezza e dalla cura che ha ogni particolare di questo piccolissimo borgo. Incredibile come ogni angolo sia un piccolo tesoro, mai avrei detto dell’esistenza di questa gemma incastonata nell’astigiano.
Ormai è tardi e la strada per tornare a casa (mi aiuterò con bus e treni ovviamente!!!) è ancora molta, ma lascio questi paesini consapevole di averli potuti vivere anche se brevemente ma con la giusta attenzione e la necessaria consapevolezza della storia che ha avvolto queste terre in tanti secoli di vita. Ringrazio ancora una volta la mia curiosità che ha prevalso sulla mia anima pigra, senza di essa i miei stanchi occhi ora non avrebbero potuto ammirare certe meraviglie.

mercoledì 22 maggio 2013

Montiglio Monferrato: Un comune per tre tesori




UN COMUNE PER TRE TESORI – parte 1

MONTIGLIO MONFERRATO

Voglio perdermi in questo magico Monferrato! Che non conosco bene, ma che voglio scoprire. Tante storie in testa, racconti di persone che ci hanno vissuto, che lo hanno visitato, che vogliono trasmettermi un amore per qualcosa di cui sono abbastanza all’oscuro. Per me è quella terra tra l’astigiano e l’alessandrino… poche le nozioni che ho. Se qualcuno dovesse chiedermi i confini del Monferrato sono sicuro che farei una brutta figura. Ma nel mio inconscio so che è qualcosa di più, qualcosa di nascosto, di misterioso, di storico.
E la prova l’ho avuta incredibilmente in uno dei tanti giorni lavorativi della nostra vita, quando mi trovo a viaggiare per quelle terre e quelle colline che in termini di chilometri non sono neanche poi tanto distanti da dove abito. Un fulmine a ciel sereno! Un amore a prima vista! Nonostante il tempo, gli occhi riescono a spaziare tra quelle colline immerse nel verde e in cui su ognuna campeggia un borgo, qualche cascina, chiese con oltre mille anni di storia. Ci devo tornare… è una promessa!
E non passa nemmeno un mese che vi faccio ritorno, niente più lavoro, auto, ma solo io, le mie gambe, la mia bicicletta e la mia macchina fotografica. Ogni luogo attraversato un’anima, ogni asperità raggiunta un traguardo sensazionale, ogni persona incontrata un sorriso da portarmi a casa. Ma il Monferrato va vissuto, assaporato, addirittura mi accorgo che anche la bici è un mezzo troppo veloce, opto così per le sole gambe e mi avventuro in una terra che raccontare per intero sarebbe impossibile…



La Chiesa di San Lorenzo
Fa caldo quando in un giorno di luglio provenendo dalla vicina Piovà Massaia giungo a Montiglio Monferrato. Vista l’ora del pomeriggio quasi nessuno in giro per le strade. Siedo su una panchina della piazza principale per qualche minuto per combattere il caldo, prima di rialzarmi e perdermi nei vicoli che da qui si dipartono. Un indicazione mi conduce alla Chiesa romanica di San Lorenzo risalente al XII secolo, una delle tante chiese di quell’epoca disseminate nella zona. Dopo aver potuto ammirare e visitare questo silenzioso luogo, ritorno in centro salendo verso la parte alta del paese. Mi accorgo della presenza di meridiane su alcune case e a mia insaputa scopro solo successivamente di avere camminato in quello che molti definiscono come il paese delle Meridiane, sono quasi cinquanta infatti quelle disseminate nel capoluogo e nelle frazioni limitrofe.



Il Castello
Arrivo in Piazza Belly, dove, dopo aver scattato qualche foto alla chiesa parrocchiale di Santa Maria della Pace e all’alto campanile, entro per farvi visita. Uscito dalla chiesa mi dirigo verso il castello. Si trova a pochi metri dalla chiesa, nella parte più alta di Montiglio. E’ di epoca medioevale ed è stato costruito nel 1300 ed eretto in una posizione splendida ed unica. La struttura è imponente e da qui si è in grado di dominare tutta la Valle Versa sottostante. All’interno del castello sono presenti eleganti stanze barocche tra le quali la famosa ‘sala della musica’ dove sono state composte le primissime canzoni dei trovatori. Il parco del castello ha invece al suo interno la cappella di Sant’Andrea, con opere che risalgono addirittura alla metà del trecento rappresentanti la vita di Gesù. Questi affreschi sono tutt’oggi considerati importantissimi, in quanto tra le più preziose testimonianze giunte fino a noi dell’arte del ‘300 in Piemonte. 

Oltre che per le meridiane, lo splendido castello, Montiglio è famosa anche per la fiera del Tartufo che si svolge nel periodo autunnale... ed è per questo motivo che sicuramente dovrò farvi ritorno!!! Non mi resta che scendere e continuare il mio viaggio attraverso il Monferrato e il romanico astigiano. Dopo un lungo riposo, soprattutto per le mie gambe, domani sarò pronto per ripartire. Colcavagno e Scandelluzza,  frazioni di Montiglio, ma fino al 1998 entrambi indipendenti, mi stanno attendendo con le loro chiese e la loro storia. La sera, grazie ad un cielo pieno di stelle, mi godo un suggestivo, incredibile e silenzioso panorama in questa parte di Monferrato che intanto anche io comincio ad amare.

mercoledì 15 maggio 2013

Il Museo Regionale di Scienze Naturali: rinnovato e innovativo!






IL MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI: RINNOVATO E INTERATTIVO!


L'ingresso del Museo
Mostre e musei a Torino di certo non mancano. E quando si ha voglia di passare una giornata all'insegna della cultura (per poi potersi vantare di essere una persona istruì ‘colta’), non si ha che l'imbarazzo della scelta. E per puntare all'immagine di città che sa offrire 'cultura', oltre agli eventi, Torino sta rimettendo a lucido molti musei che hanno fatto la storia della città. Tra questi il Museo Egizio. Questo articolo è dedicato però a un altro importante pezzo di storia torinese messo a nuovo da poco: il Museo Regionale di Scienze Naturali.

Storia

Dal momento che il Museo è nato nel 1978 e che sorge in uno degli edifici storici di maggior prestigio di Torino (l'ex Ospedale San Giovanni Battista, anche chiamato Ospedale Maggiore) non si può certo negare che rappresenti un pilastro culturale della città. Il MRSN (sigla del Museo) è oggi suddiviso in cinque sezioni dedicate rispettivamente a botanica, entomologia, mineralogia-petrografia-geologia, paleontologia e zoologia. Beh, se a scuola eravate scarsi in tutte le materie citate e non ricordate alcuna nozione al riguardo, vi assicuriamo che un giro al Museo rinfresca la memoria in modo... interattivo!

Descrizione

Il salone d'ingresso ospita la sezione di mineralogia: preziosi e affascinanti quarzi da fotografare, che riportano un po' agli anni '80 e alla moda di collezionare le 'pere presiuse' ('pietre preziose'). Dai quarzi si passa subito alla fauna: i primi animali imbalsamati del museo. 

Proseguendo al primo piano la sezione dedicata alla biologia: cellule, geni e DNA, spiegato tanto bene quanto faceva il cartone animato 'Siamo fatti così' in tv, quello che racconta la vita all’interno del corpo umano tanto per in tenderci. 

La sala successiva è dedicata alla flora e alla fauna di un'isola magica, resa celebre anche da un film della Pixar, il Madagascar: “E' un'isola del tesoro - scrive Gerald Durrel, un naturalista britannico, nel 1992 - e se le sue misteriose foreste saranno conservate intatte ed esplorate con attenzione, vi si troveranno ancora nuove e straordinarie specie”. 

Ancora qualche stupendo animale a osservarti immobile dai vetri (come il pavone con la sua ruota mozzafiato!) e si passa alla parte 'vecchia' del Museo, quella non ancora restaurata: decine di animali imbalsamati raccolti su scaffali o in gigantesche teche. E si arriva al punto più inquietante del museo: il bambino appollaiato sulla lingua di ghiaccio: ogni volta verrebbe da pensare 'Ma come possono i genitori lasciarlo giocare lassù?', senza accorgersi subito che è, come dovrebbe essere ovvio, una statua. 

Al piano di sotto diverse sono le mostre temporanee ospitate dal museo. Meritevole di menzione poi l'installazione sottratta a Experimenta (il vecchio parco degli esperimenti di Torino),j che permette di veder moltiplicata l'immagine del video tantissime volte, come se ci si trovasse in un enorme caleidoscopio.

Perchè andarci

Perchè, come accennato, il MRSN è uno di quei musei che hanno subito una sostanziale ristrutturazione che ha reso la sua visitazione davvero piacevole. Anche per i bambini: parola di tutti i masnà (bambini) che han lasciato le loro dediche di approvazione negli appositi registri per i visitatori. Merito della svolta tecnologica adottata: pannelli interattivi (in italiano e in inglese), non solo con nozioni scritte e raccontate in video per spiegare meglio ciò che si ha davanti, ma anche con simpatici giochi per insegnare cos'è il DNA, la vita nella savana, o i versi degli animali. Anche se non sei più un cit (bambino) ci avrei perso la giornata: una droga!

Curiosità

Una delle cose che più colpisce quando si entra nel salone d'ingresso è il soffitto, sul quale sono proiettate le immagini di un cielo prima sereno, poi nuvoloso, poi temporalesco. Un po' come il soffitto di Hogwarts in Harry Potter!

E per chi vive la notte, il Cortile della Farmacia, situato all'esterno del MRSN, le sere d'estate ospita numerosi eventi, specie musicali e talvolta imperdibili!



Per maggiori informazioni:
Museo Regionale di Scienze Naturali
via Giolitti, 36 - Torino
Tel: 800 329 329
e-mail: internet.mrsn@regione.piemonte.it
www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali/museo/storia.htm

mercoledì 8 maggio 2013

Vicoforte e la cupola più grande del mondo!




VICOFORTE E LA CUPOLA PIU’ GRANDE DEL MONDO!
 
Santuario di Vicoforte
dove
Alle porte della Val Corsaglia, in provincia di Cuneo, sorge un piccolo paesino di poco più di 3000 abitanti. Si tratta di Vicoforte, che vanta tra i suoi monumenti, nonché luoghi di interesse storico, il Santuario-Basilica della Natività di Maria, conosciuto più comunemente come Santuario di Vicoforte.

leggenda o storia?
La cupola
Nato su un preesistente santuario di epoca medievale, composto da un piccolo pilone e un affresco raffigurante la Madonna col bambino, il complesso odierno venne iniziato costruire a partire dal 1592, anno in cui un cacciatore del luogo, sbagliando la mira, colpì, secondo la leggenda, il dipinto, facendo sanguinare la Vergine. Il cacciatore pentito iniziò così una raccolta per riparare il danno da lui stesso causato.
Ma fu quattro anni dopo che un Savoia, Carlo Emanuele I, attirato dai continui pellegrinaggi, pensò di provvedere all’ampliamento del Santuario, che avrebbe dovuto divenire secondo le sue intenzioni il mausoleo ufficiale della casata piemontese. Purtroppo i lavori si interruppero per anni a causa della morte del Duca e ancor prima dell’architetto Vitozzi. La costruzione rimase per quasi un secolo scoperta e fu solo alla fine del ‘600, grazie all’Ingegnere Gallo spinto da Filippo Juvarra, che l’opera venne ripresa per essere terminata nel 1732.
descrizione
Uno dei 4 campanili
La cupola del Santuario di Vicoforte è unica nel suo genere, splendidamente affrescata e in grado di infondere un senso di grandiosità e grande spiritualità. Gli interni della Basilica sono decorati da splendidi affreschi e da un bell’organo. Il Duca Carlo Emanuele è sepolto all’interno del Santuario, in una delle tante cappelle. Da ammirare anche all’esterno i ben quattro campanili posti agli angoli della struttura e terminati di costruire solo nell’800.
perché andarci?
La magnificenza del Santuario rende questo luogo uno dei più importanti e famosi centri spirituali di tutto il Piemonte, preso d’assalto annualmente da migliaia di pellegrini, che oltre a visitare l’interno della Chiesa, possono passeggiare sotto i portici della magnifica Palazzata, ricca di negozi di ogni genere, che fa da cornice alla Basilica.
Inoltre nel mese di settembre Vicoforte è la sede della Fera Madona (Fiera del Santuario), considerata oggi una delle più grandi della provincia di Cuneo e con una storia alle spalle di oltre 400 anni.
curiosità
Molti sono invece i curiosi che vogliono semplicemente ammirare la Cupola Ellittica più grande del mondo, alta 74 metri, lunga 37,15 sull’asse maggiore e 24,80 sull’asse minore. Una vera e propria opera d’arte!!!


Santuario di Vicoforte – Piazza Carlo Emanuele I, 12080 Vicoforte (CN)
Tel. +39.0174.565555 – fax 0174-565556
La Basilica è aperta con i seguenti orari 7-12 14:30-19
Funzioni: feriali 7:30 – 9:30 -18:00 festivi 7:30 – 9:30 – 11:00 – 16:00 -18:00