giovedì 15 maggio 2014

Roccaverano: il paese della robiola Dop



IL PAESE DELLA ROBIOLA DOP


Dove
‘Mi è sempre piaciuta!!!’ penso mentre sto affrontando gli ultimi chilometri che mi portano in questo paese della langa astigiana. Anzi, lo penso nel mio piemontese ‘Sempepiasume’. E infatti non potevo non andare a visitare il paese da cui prende il nome uno dei miei formaggi preferiti. La Robiola di Roccaverano è stato il primo caprino italiano a fregiarsi della denominazione di origine protetta europea!
Ma mi sono spinto fin quassù come sempre per conoscere un luogo a me sconosciuto, passeggiare per strade a me fino ad ora troppo lontane dai miei abituali percorsi, vedere un panorama che, come tanti che ho già visto, ha qualcosa di diverso da tutti gli altri, per la posizione strategica del luogo, per quella vicinanza delle Alpi Marittime che si incontrano e si scontrano con questo angolo di langa piemontese…

Descrizione e Storia
Roccaverano è bela, poco da dire. Già abitata in epoca romana, come testimoniano alcune iscrizioni in bassorilievo e lapidi rinvenute nella parte meridionale, il paese offre molte attrattive. Quella piazza con la sua chiesa, i resti del castello e ovviamente la torre. Si, la torre, alta 30 metri, su cui il visitatore, che si accinge ad ammirare, può salire. 30 metri in altezza, 25 di diametro, due i metri di spessore del muro! La torre era sia un punto di riferimento per i paesi vicini, sia un valido strumento difensivo, dove addirittura un sotterraneo conduceva all’aperto. E non ci si deve meravigliare se dalla torre possiamo vedere oltre gli orizzonti, toccare con mano una zona stupenda che circonda il paesino astigiano. Ed oltre a quell’enorme edificio circolare non possiamo che essere attratti da quel che rimane dell’antico castello! Di quest’ultimo è rimasta solo la facciata, ma da qua si domina veramente l’intero paese, la piazza principale e le case degli abitanti che nel borgo ancora oggi dimorano. Questo è il punto più alto delle Langhe! E non è solo una questione di metri, ma lo si percepisce dall’aria, dall’atmosfera, da tutto ciò da cui si è circondati…

Perché andarci
Dalle rimanenti feritoie del castello si può poi scrutare la Chiesa parrocchiale. Voluta dal vescovo Enrico Bruno, natio di Roccaverano e soprattutto uno dei personaggi più importanti della corte papale sul finire del XIV secolo, sia la parte esteriore che l’interno rammentano ai posteri il nome di Bruno. Significativo il sole a otto raggi, simbolo e stemma dei Bruno, riportato in più parti della struttura… se ci andate provate a stare attenti ed a trovare questa particolarità. Ma ciò che spinge la curiosità a visitare l’interno della chiesa è data dal fatto che probabilmente stiamo entrando in uno dei più importanti esempi del Rinascimento piemontese!!!
Ma poi dobbiamo spingerci più in là, uscire dal circuito del bel centro per visitare la Chiesa di San Giovanni Battista, chiesa Romanica del 1345 a navata unica, la Torre di Vangore, a tre chilometri dal paese, che serviva come vedetta verso la valle Bormida di Spigno, le piccole ma particolari cappelle di San Marziano, in frazione Garbaioli e di San Rocco, posta su un crinale sospeso tra le località di Roccaverano, Olmo e Serole.

Curiosità
E poi per concludere la giornata c’è lui… il formaggio per eccellenza, quella Robiola che fa tanto parlare di sé. Addirittura la storia narra che già i Liguri-Celti producessero in queste zone una formaggetta di latte ovicaprina che i romani chiamavano comunemente rubeola. Ma da cosa deriva il nome? Ruber significa in latino ‘rosso’, e tutto sembra presagire alla colorazione rossastra che la forma di Roccaverano assumeva a seguito del periodo di stagionatura.

La Robiola di Roccaverano viene ancora prodotta in queste zone e se siamo dei buoni intenditori non possiamo di certo lasciare il paese senza aver prima assaggiato questo gustoso formaggio…

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