IL PAESE DELLA
ROBIOLA DOP
Dove
‘Mi è sempre piaciuta!!!’ penso mentre
sto affrontando gli ultimi chilometri che mi portano in questo paese della langa
astigiana. Anzi, lo penso nel mio piemontese ‘Sempepiasume’. E infatti non potevo non andare a visitare il paese
da cui prende il nome uno dei miei formaggi preferiti. La Robiola di
Roccaverano è stato il primo caprino italiano a fregiarsi della denominazione
di origine protetta europea!
Ma
mi sono spinto fin quassù come sempre per conoscere un luogo a me sconosciuto,
passeggiare per strade a me fino ad ora troppo lontane dai miei abituali
percorsi, vedere un panorama che, come tanti che ho già visto, ha qualcosa di
diverso da tutti gli altri, per la posizione strategica del luogo, per quella
vicinanza delle Alpi Marittime che si incontrano e si scontrano con questo
angolo di langa piemontese…
Descrizione
e Storia
Roccaverano
è bela, poco da dire. Già abitata in
epoca romana, come testimoniano alcune iscrizioni in bassorilievo e lapidi
rinvenute nella parte meridionale, il paese offre molte attrattive. Quella
piazza con la sua chiesa, i resti del castello e ovviamente la torre. Si, la
torre, alta 30 metri, su cui il visitatore, che si accinge ad ammirare, può
salire. 30 metri in altezza, 25 di diametro, due i metri di spessore del muro!
La torre era sia un punto di riferimento per i paesi vicini, sia un valido
strumento difensivo, dove addirittura un sotterraneo conduceva all’aperto. E
non ci si deve meravigliare se dalla torre possiamo vedere oltre gli orizzonti,
toccare con mano una zona stupenda che circonda il paesino astigiano. Ed oltre
a quell’enorme edificio circolare non possiamo che essere attratti da quel che
rimane dell’antico castello! Di quest’ultimo è rimasta solo la facciata, ma da
qua si domina veramente l’intero paese, la piazza principale e le case degli
abitanti che nel borgo ancora oggi dimorano. Questo è il punto più alto delle
Langhe! E non è solo una questione di metri, ma lo si percepisce dall’aria,
dall’atmosfera, da tutto ciò da cui si è circondati…
Perché
andarci
Dalle
rimanenti feritoie del castello si può poi scrutare la Chiesa parrocchiale.
Voluta dal vescovo Enrico Bruno, natio di Roccaverano e soprattutto uno dei
personaggi più importanti della corte papale sul finire del XIV secolo, sia la
parte esteriore che l’interno rammentano ai posteri il nome di Bruno.
Significativo il sole a otto raggi, simbolo e stemma dei Bruno, riportato in
più parti della struttura… se ci andate provate a stare attenti ed a trovare
questa particolarità. Ma ciò che spinge la curiosità a visitare l’interno della
chiesa è data dal fatto che probabilmente stiamo entrando in uno dei più
importanti esempi del Rinascimento piemontese!!!
Ma
poi dobbiamo spingerci più in là, uscire dal circuito del bel centro per
visitare la Chiesa di San Giovanni Battista, chiesa Romanica del 1345 a navata
unica, la Torre di Vangore, a tre chilometri dal paese, che serviva come
vedetta verso la valle Bormida di Spigno, le piccole ma particolari cappelle di
San Marziano, in frazione Garbaioli e di San Rocco, posta su un crinale sospeso
tra le località di Roccaverano, Olmo e Serole.
Curiosità
E
poi per concludere la giornata c’è lui… il formaggio per eccellenza, quella
Robiola che fa tanto parlare di sé. Addirittura la storia narra che già i
Liguri-Celti producessero in queste zone una formaggetta di latte ovicaprina
che i romani chiamavano comunemente rubeola.
Ma da cosa deriva il nome? Ruber
significa in latino ‘rosso’, e tutto sembra presagire
alla colorazione rossastra che la forma di Roccaverano assumeva a seguito del
periodo di stagionatura.
La
Robiola di Roccaverano viene ancora prodotta in queste zone e se siamo dei
buoni intenditori non possiamo di certo lasciare il paese senza aver prima
assaggiato questo gustoso formaggio…
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