DALL’OLIMPO ALLA VAL
D’AOSTA
Ogni tanto ci si chiede da dove derivi
il nome di un luogo che abbiamo attraversato più e più volte. Nomi strani,
semplici che non riusciamo però proprio a collocare in alcun modo in una
precisa sfera a noi conosciuta.
E’ quello che mi è capitato, ad esempio,attraversando
uno dei tanti paesi della Val d’Aosta, uno dei tanti con quel suono e quella
parlata francese che ti rimane impressa e che porti la sera a casa. Montjovet!
Montjovet è proprio uno di quei luoghi, di quei luoghi che, attraversati dalla
Dora Baltea e dalla Statale 26, passano, corrono, volano via lasciando spazio e
tempo ad altre mete magari più turistiche, alte, famose.
Eppure quel nome mi ha sempre fatto
pensare a qualcosa di sacro, soprannaturale, divino. E questa è la sua storia….
Montjovet è un bel paese di quasi
duemila anime, con quel fiume, la Dora, che mai come in questo tratto sembra
così vivo. 2174 è la vetta più alta del comune, si tratta del Mont Lyan,
maestoso, da cui si domina parte della valle stessa. Il territorio è
attraversato da uno dei più importanti canali irrigui della Regione, il Ru
d’Arlaz.
In epoca fascista il nome Montjovet venne
cambiato, o meglio italianizzato,come quello di molti altri paesi, in Mongiove.
Monte di Giove, quindi! Ma cosa c’entra la più grande divinità romana,
paragonabile allo Zeus greco, re dell’Olimpo, con questa terra?
Eppure Giove, come narra la leggenda,
sembra essere quasi di casa qua, a Montjovet. I romani gli dedicarono un edificio
di culto, nonché il monte sul quale quest’ultimo sorgeva, il Monte di Giove. Il
tempietto, situato con ogni probabilità a Barmas era meta di pellegrini che qua
pregavano la propria divinità. Ma Giove non è stato clemente, approfittando
della propria forza e potenza amava terrorizzare gli abitanti del vallone di
Peti-Monde, facendo di tutto per bloccare le acque del fiume, uccidendo poveri
viaggiatori e viandanti, cercando di distruggere il piccolo borgo di Rodoz.
Solo due angeli inviati da Dio riuscirono a placare gli animi di Giove
schiacciando, nel vero senso della parola, la faccia della divinità su una
roccia, sulla quale, si dice, sia stata impressa la usa immagine!
Leggenda o no, realtà o finzione, questo
di Giove è uno dei tanti piccoli aneddoti che si possono udire in questo borgo,
facente parte di questa chiusa vallata, dove il silenzio della quotidianità è
interrotto soltanto dal lento via vai delle auto, dal fiume che lento scorre
verso Torino e anziani, che fermi agli angoli delle vecchie case, non aspettano
altro che raccontare ciò che il tempo ha raccontato a loro!
Luca B.
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