DA FORO A MUNICIPIO
La storia di Piazza
Palazzo di Città
Non sono munito di
cartine, tablet o quant’altro. Non ho nulla, se non la mia macchina fotografica
pronta a scattare. La giornata è solare, le vie affollate e il gruppo mi sembra
attento a tutto ciò che viene detto. Per una volta non devo fare nulla,se non
ascoltare. Devo lasciare almeno per questa volta spegnere l’interruttore
dell’ansia cronica di leggere una storia o parte di essa e solamente stare
attento ad ascoltarla.
Sono a Torino. Città
che amo, ma che mi piacerebbe conoscere meglio. Ogni angolo un aneddoto, ogni
via una storia a sé. Ora da Piazza Duomo abbiamo attraversato Via Cappel Verde,
visitato la Chiesa del Corpus Domini, quella del Miracolo Eucaristico, ma questa
è un’altra puntata, per poi arrivare in Piazza Palazzo di Città. La piazza del
municipio per i Torinesi…
‘La Piazza del Municipio per i Torinesi’ questo lo sapevo anche io! ‘Qua
sorgeva il foro romano durante l’epoca romana’ in quale altra epoca doveva
essere??? Basta!!! Il pensiero deve fermarsi Ascolta, ascolta, ascolta. Mi
metto al fondo del gruppo, con la mia macchina fotografica e soprattutto la mia
attenzione ‘Poi in epoca medievale prese
il nome di Piazza delle Erbe. Qua si teneva infatti il mercato delle
verdure. Oltre alle verdure si vendeva anche l’olio, il vino, profumi, ma
principalmente verdure. Era anche una piazza di giustiziati fai da te!Nel senso
che chi non poteva pagare i debiti, falliva… veniva portato qua, al malcapitato
gli venivano tirati giù i pantaloni e il suo povero fondoschiena veniva
percosso con dei sassi. Da qua il detto piemontese ‘l’a dà deldelcul’.
Poi le pietre hanno lasciato spazio a delle vere proprie panche che venivano
sbattute sempre contro il fondoschiena del fallito sino a quando non venivano
rotte. Da qua il termine italiano ‘Bancarotta’.Risate da parte di tutti,
anche da parte mia. Ecco, queste sono le storie che mi piace sentire… vai
avanti, guida!
‘Qua al centro troviamo questa statua. Di PelagioPelagi. Chi è? Amedeo VI
di Savoia, meglio conosciuto come il Conte Verde. Un valoroso
condottiero, già durante i tornei giovanili amava vestirsi di verde, così lo
soprannominarono il Conte Verde. Soprannome che si portò dietro anche quando
salì al trono. Con lui il Ducato di Savoia visse un periodo di espansione:
Vercelli, Santhià, Cuneo furono annesse a Chambery. Era un combattente come
abbiamo detto, anche nelle battaglie in oriente. Qua, in questa statua è
rappresentato nella battaglia di Gallipoli mentre sta uccidendo un turco. Visse
nel ‘300 e morì a Campobasso il primo di marzo del 1383 di peste, mentre stava
combattendo al fianco di Luigi II d’Angiò di Napoli. Fu sepolto nell’abbazia di
Hautecombe, in alta Savoia, ma con l’arrivo dei giacobini l’abbazia andò
completamente distrutta. Le sue spoglie andarono perdute, anche se c’è chi
sostiene che furono trasferite proprio a Torino e si trovino nella Cappella
della Sindone accanto a quelle di Emanuele Filiberto, Testa di Ferro.
Ora possiamo continuare, non prima però di avervi detto ancora che i
portici di Piazza Palazzo di Città sono opera di Benedetto Alfieri, architetto
di Casa Savoianella prima metà del ‘700 e che c’è
chi sostiene che proprio qua sotto di noi sia nascosto il Sacro Graal… se
volete tornare e provare a scavare…’ Rimango assorto nei
miei pensieri. Piazza delle Erbe, il Sacro Graal, il Conte Verde, Alfieri… ecco
anche questa volta mi sono imbambolato e gli altri hanno proseguito per Via
Milano… riuscirò mai a seguire dall’inizio alla fine un qualcosa???
‘Ehi aspettate!!! Ci sono anche io!!!’
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